La Madonna a Cavallo tra storia e leggenda




Narrano gli storici che nell'anno 1091 le truppe Cristiane Normanne, condotte dal Conte Ruggero d'Altavilla, figlio di Tancredi, si scontrarono con gruppi di Saraceni, guidati dall'Emiro Belcane (è incerta la sua reale identità, e incerta la vera grafia del nome), lungo la marina di Donnalucata in territorio sciclitano.
Quando le truppe stanziate a Scicli stavano per essere travolte dalla potenza saracena sarebbe apparsa, avvolta da una nube, la Vergine Maria su un bianco cavallo, tenendo una spada in mano.
Il fatto storico a tutt'oggi non è ampiamente suffragato da prove, anzi da alcuni contestato, comunque di frequenti scontri tra Cristiani e Saraceni, e tra gruppi di questi ultimi, tra l'anno 1000 e il 1100 parla, ad es., lo storico Michele Amari, descrivendo le vicende della Sicilia sud-orientale.
I Musulmani avevano assediato parte della Sicilia già intorno all'anno 860, come ci riferiscono gli storici arabi, come Ibn Khaldun che afferma: "...Hafâgiah ibn Sufîân mandava il figlio Mahmûd alla volta di Siracusa e questi combatté e vinse i Rûm (i Latini) e fece ritorno. Quindi prese Noto l'anno 864 e, dopo lungo assedio Scicli".
Palermo
in quei secoli divenne la capitale per i Musulmani e per i Cristiani; vi era infatti uno stato di reciproca tolleranza tra le due comunità. A testimonianza di questo si può ricordare, tra l'altro, che Ruggero parlava correntemente il latino e l'arabo e teneva tra i suoi dignitari anche musulmani, segno che le due lingue avevano la stessa importanza, e che vi era una certa tolleranza religiosa.
Nello stesso tempo i Musulmani stanziati in Sicilia dovevano giornalmente difendersi dalle incursioni dei Musulmani maghrebini che tentavano di insidiare questi territori.
Uno dei fatti più importanti fu lo scontro tra il Khaid di Castrogiovanni (Enna) e quello di Siracusa, che per vendetta invitò i Normanni ad occupare la Sicilia. Così Ruggero d'Altavilla nel 1061 passò dalla Calabria in Sicilia occupando Rometta (vicino Messina). Di lì i Normanni si mossero verso Palermo e nei decenni successivi occuparono l'intera Sicilia scontrandosi spesso sia con i Musulmani già presenti, sia con quelli che tentavano nuove incursioni.
Nell'anno 1091 il Conte Ruggero si impossessò di Noto e da qui mosse alla conquista di Malta. Probabilmente, avendo saputo che l'Emiro Belcane stava sbarcando nelle coste sciclitane, il Gran Conte Ruggero - o un suo emissario - intervenne in difesa del Castello di Scicli.
Ibn abi Dinâr ci informa che Ruggero, "...dopo aver occupato tutta l'Isola, che Allah lo maledica, morì di angina all'età di ottant'anni, l'anno 1091. Gli succedette il figliolo che governò più saggiamente del padre e seguendo le costumanze dei re musulmani, fece stanziare nell'Isola i Franchi insieme coi Musulmani, i quali egli onorò e difese da ogni sopruso.". Un'altra testimonianza della convivenza pacifica tra Latini-Normanni e Musulmani stanziati in Sicilia.
Nel Castello di Scicli, detto Triquetrum, il 5 Marzo 1653 fu rinvenuta una memoria, trascritta poi agli atti del Notaro Giuseppe Di Lorenzo in cui tra l'altro fu scritto:
Vinni in la marina di li Michenchi, ora dicta Donnalucata lu barbaru Ammiro Belicani Saraxinu... (versione in pdf, con traduzione)
Si evince, quindi, che i Saraceni (detti Turchi) dovevano essere gli assalitori e i Normanni i difensori del sito. Del resto nella scena del combattimento del dipinto del Pascucci sono visibili all'orizzonte le navi dei Turchi.

Si può fare risalire al 1093 la costruzione di una chiesetta votiva commemorante la vittoria contro i Saraceni. Accanto alla chiesetta fu edificata una torre che doveva servire a difesa di eventuali nuove incursioni.
La chiesa venne poi ricostruita ed ampliata nel 1391. Successivamente nel 1721 il Sacerdote Paolo Sammito, poichè la chiesa minacciava di crollare, ne fece costruire a sue spese un'altra sull'area di quella antica. Sull'arcata della nuova chiesa fu dipinto il ritratto del Sammito con l'arme gentilizia (il giglio) e fu posta una lapide che recita tra l'altro: D.O.M. Templum hoc Deiparae a Militia erectum... En adsum Civitas mea dilecta, protegam te dextera mea, queste ultime sarebbero le parole pronunziate dalla Madonna a Cavallo accorsa in difesa di Scicli.
Nella Chiesetta è conservato il simulacro di pietra che rappresenta la Madonna col Figlio in braccio e viene mostrata, sopra un sasso, l'impronta della zampa del cavallo della Vergine, quando toccò terra.
Da un registro degli atti della Chiesa di Santa Maria la Piazza, conservato nella Parrocchia del Carmine, si apprende nel 1738 si usava iniziare una processione dal Convento delle Milizie che terminava all'Oliveto, sotto al Convento dei Cappuccini, e che poi, nel mese di Luglio si compiva il pellegrinaggio inverso fino all'Eremo. Solo nell'ottocento si cominciò a commemorare il prodigioso fatto d'arme con una Sacra Rappresentazione nella quale il popolo sciclitano partecipava interpretando da una parte il ruolo dei Normanni e dall'altra quello dei Turchi


© Biancavela - Scicli Net, by Salvo Micciché

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